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Lapalisse. Storia di una svista

Lapide LapalisseLa prima volta che sentii parlare del Maresciallo La Palice o Lapalisse (1470, 1525), me l'ero immaginato come un presuntuoso aristocratico, col naso incipriato e un ridicolo parruccone pieno di boccoli sulla testa, sempre pronto a elargire consigli non richiesti e a fare discorsi deliranti infarciti di ovvietà.

L'ho immaginato deriso di nascosto dal salotto di corte; e ogniqualvolta si prestava a fare un discorso, suscitava ilarità tra i presenti, i quali obbligati dall'etichetta a mantenere un certo contegno, si limitavano a scambiarsi occhiate d'intesa e a ridacchiare di tanto in tanto nascondendosi dietro qualche colpo di tosse.

L'ho immaginato giustiziato come nemico del popolo durante la Rivoluzione Francese, tra le fragorose risate della piazza dopo aver ascoltato le sue ultime parole.

Niente di più sbagliato
Jacques II Chabannes de La Palice e signore di La Palice, Pacy, Chauverothe, Bort-le-Comte e Le Héron, era un militare in carriera che si guadagnò sul campo di battaglia il grado di Maresciallo e il titolo nobiliare. Combatté per la Francia e per il Re per più di quarant'anni vincendo e perdendo battaglie, finché un giorno, il povero Maresciallo cadde durante l'assedio di Pavia. Kaput, fine della storia.

Probabilmente nessuno si ricorderebbe di lui, se non fosse che qualcuno decise di canzonare quello che fu scritto sulla sua tomba - distrutta poi dai giacobini di Robespierre due secoli dopo...

L'epitaffio
Per ricordare il suo valore i suoi uomini scrissero una cantica:

FR
« Hélas, La Palice est mort,
il est mort devant Pavie;
hélas, s'il n'estoit pas mort
il ferait encore envie. »

IT
« Ahimè, La Palice è morto,
è morto davanti a Pavia;
ahimè, se non fosse morto
farebbe ancora invidia. » 

Non si sa se l'incisore fosse distratto, ubriaco o lo fece per burla - semmai sarebbe stato uno scherzo degno delle migliori zingarate di Amici Miei - però all'epoca la f e la s in francese erano graficamente molto simili e si distinguevano solo per un trattino posto a metà della lettera.

Come si sa l'errore è sempre in agguato così: ferait (farebbe) diventò serait (sarebbe) e lo spazio tra una lettera e l'altra a volte era incerto e invidia (envie) diventò in vita (en vie), tant'è che sulla lapide fu inciso questo:

FR
« Hélas, La Palice est mort,
il est mort devant Pavie;
hélas, s'il n'estoit pas mort
il serait encore en vie. »

IT
« Ahimè, La Palice è morto,
è morto davanti a Pavia;
ahimè, se non fosse morto
sarebbe ancora in vita. »

Più di un secolo più tardi Bernard de La Monnoye scopri la lapide nella sua forma "Se non fosse morto sarebbe ancora in vita" e compose una simpatica canzone che rovinò per sempre la reputazione del Maresciallo. Lapalissiano, no?

4 commenti:

  1. Però è pazzesco come si finisca col credere a tutto senza indagare... io mi ci ero pure affezionato, all'idea che fosse un arguto buontempone capace di far scrivere sulla lapide che pochi minuti prima di morire era ancora vivo... che delusione... :D

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  2. Eheheh, già ci rimasi male pure io. Ma ci deve essere un personaggio simile da qualche parte!

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  3. Grazie della visita, e del "seguito" ;-)) tornerò presto a conoscerti...
    Un sorriso

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  4. Su questo blog si imparano un sacco di cose!:-)

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