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Le pazze formule di Ramanujan

Nel 1913 Godfrey Hardy, docente di matematica dell'università di Cambridge ricevette una strana lettera scritta da un contabile indiano di nome Srinivasa Aiyangar Ramanujan contenente 120 formule matematiche prive di dimostrazione, tra le quali spiccava un'oscura formula per la quale la somma degli interi positivi: 1+ 2+ 3 +4 +5 + ... + infinito, sarebbe stata uguale a meno un dodicesimo.


La reazione del professore fu naturalmente quella di cestinare la lettera, piena di formule apparentemente senza senso. Però durante il giorno continuò a pensare e a ripensare a quelle formule...

Parlando con il collega John Littlewood concluse di essere di fronte a un genio matematico di grandissimo livello così decise di rispondere a Ramanujan chiedendogli di mandare le dimostrazioni delle formule più interessanti.

Ma Ramanujan si rifiutò di inviare le dimostrazioni affermando che se gli avesse rivelato i particolari di come aveva ottenuto le formule sicuramente avrebbe pensato che fosse un matto da internare al manicomio.

Hardy e Littlewood non riuscivano a venire a capo delle formule così decisero di invitare in Inghilterra il giovane fenomeno matematico per vederlo all'opera con i numeri. Ma per i brahmini indù attraversare l'oceano era considerato un sacrilegio, la madre molto religiosa si oppose fermamente al viaggio del giovane finché in sogno non le apparve la Dea Namagiri che le disse di non opporsi al viaggio.





Arrivato in Inghilterra i due matematici scoprirono che Ramanujan non aveva la più pallida idea di come si faccesse una dimostrazione matematica e che le formule, a dir del giovane, erano il frutto di ispirazione divina, di visioni oniriche dalla Dea Namagiri e dal Dio Narasimha che gli mostravano rotoli e rotoli di formule di cui lui riusciva a ricordare solo una minima parte.

Nel 1916 dopo cinque anni Ramanujan si laureò in scienze matematiche all'università di Cambridge e diventò menbro della Royal Socety. Purtroppo la povera dieta a base di riso e limone dettata dalla religione e il clima umido lo fecero diventare sempre più debole finché non si ammalò di tubercolosi. Nel 1919 tornò in India, dove morì un anno più tardi a trentadue anni.

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